Biocontrollo in serra: acari antagonisti contro il ragnetto rosso
Dopo numerosi tentativi di gestire il ragnetto rosso esclusivamente con i prodotti chimici, e senza ottenere risultati, abbiamo deciso di provare attraverso il biocontrollo con gli acari antagonisti.
Gli acari tetranichidi sono la famiglia più importante di acari dannosi.
Il tetranychus urticae o ragnetto rosso comune è la specie più dannosa sia in pieno campo che in serra. Si dimostra infatti altamente polifago, attaccando oltre 150 specie tra piante orticole ed ornamentali.
Generalmente predilige la pagina inferiore delle foglie e la sua presenza è maggiore nella parte alta della vegetazione, preferendo le foglie giovani.
Il danno è dovuto alle punture da cui viene aspirato il contenuto cellulare, portando alla distruzione dei cloroplasti ed alla comparsa di macchie clorotiche diffuse, la cui conseguenza è il ridotto sviluppo delle foglie.
È favorito da climi caldi e secchi, ed in condizioni ambientali favorevoli (bassa umidità relativa ed alte temperature) mostra un elevato potenziale riproduttivo, che gli permette di causare grossi danni in tempi molto brevi.
Inoltre, la sua capacità di sviluppare resistenze alle sostanze attive acaricide, in particolare agli ovo- larvicidi, rende la difesa non semplice.
In questo contesto abbiamo deciso di utilizzare in combinazione due specie di fitoseidi:
- Phytoseiulus persimilis che si nutre esclusivamente di ragnetto rosso;
- Neoseiulus californicus, più generalista, ovvero che utilizza anche altre prede o fonti
alternative di cibo (tarsonemidi, eriofidi, tripidi, uova di insetti, polline, melata, nettare, ecc.).
Nello specifico i lanci vengono effettuati manualmente spargendo il materiale con bottiglie dosatrici o sacchettini da appendere, ma in generale possono essere applicati anche con dispositivi semiautomatici o droni.
La strategia con cui si attua questa tecnica, si basa su diverse considerazioni di fondo:
- Lo studio dell’ambiente stesso (tipologia di piante, dimensioni, ecc.)
- fattori climatici come umidità e temperatura
- la frequenza dei lanci ed il numero di individui utilizzati
Il successo del controllo biologico dipende da diversi fattori. Importante risulta fare delle ispezioni settimanali sulla vegetazione per individuare eventuali focolai, utilizzando una lente di ingrandimento.
Questa tecnica si è dimostrata assai efficace, inoltre è sicura per gli operatori e l’ambiente, non ha tempi di rientro né alcun residuo e non crea sviluppo di resistenze.
In questo modo siamo riusciti ad azzerare quasi completamene i trattamenti chimici.
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